I rom che abitavano alla Sloi li conosciamo da tempo. Presenze discrete tra la boscaglia della "fabbrica vecchia" - come la chiamavano loro -, uomini con i baffi e il bastone e donne con i tratti decisi del viso e con gli occhi profondi. Li abbiamo visti chiedere l'elemosina e incontrati sulla strada alla ricerca di un dormitorio. Li abbiamo accompagnati negli ambulatori per le visite mediche ma siamo andati anche sotto la questura a riprenderli dopo i controlli, dopo i tanti sgomberi delle loro abitazioni di fortuna.
Ma i rom della Sloi li abbiamo conosciuti meglio negli ultimi giorni, dopo il brutale sgombero e la cinica distruzione dei loro giacigli. Questa volta li abbiamo incontrati sotto un ponte, e dai margini della Città Solidale, dal confino al quale le politiche sociali del comune di Trento li aveva condannati abbiamo percorso insieme una strada fatta di lotta e solidarietà. Un percorso che ha portato i rom a diventare soggetti che chiedono dignità, e ha permesso ai vololontari di strada e agli attivisti di officina sociale di intrecciare un rapporto umano e fraterno con donne e uomini che riescono ancora a sperare, che vogliono ancora vincere, che non smettono di camminare portando con sé una cultura millenaria che si esprime con la semplicità delle regole del cuore.
Con la voglia di cambiare, con il desiderio di costruire un nuovo modo di relazionarci con i problemi dell'accoglienza, con la convinzione che solo attraverso la partecipazione possiamo assicurare un obiettivo di integrazione e dignità, iniziamo a scrivere con questo blog il diario di un viaggio che - lo sappiamo già - ci farà scoprire le tempeste del razzismo e le secche dell'indifferenza, ma che saprà approdare sulle coste di un futuro migliore.
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