sabato 29 marzo 2008

Minori immigrati: senza un tutore non c’è futuro

"Isaac è un ragazzo di 17 anni, arrivato in Italia per sfuggire ad una situazione di estrema povertà. Durante il viaggio di fortuna attraverso il Mediterraneo ha visto morire altri immigrati che come lui sognavano un futuro più dignitoso, che come lui speravano di vivere una nuova vita."
Inizia così la conferenza stampa convocata dall’associazione Officina Sociale. Anna Ioriatti, una delle attiviste presenti, ci spiega che Isaac "è ospite di un’associazione per minori, desideroso di crescere in Italia, di diventare un cittadino migrante regolare, con un permesso di soggiorno per studio, per lavoro."
La conferenza stampa, che per il numero delle persone presenti che si stringono attorno a Isaac sembra quasi un presidio di protesta, si tiene sotto le finestre degli uffici della Procura della Repubblica di via Aconcio. Non è un caso: in questi uffici, precisamente presso il giudice tutelare, giace la domanda di assegnazione del tutore di Isaac. "Un foglio su cui apporre una firma, un timbro che per i ragazzi minori come Isaac significa la garanzia del futuro", afferma Corrado Furlani di Officina Sociale.
"Un minore - ci spiegano - è per legge inespellibile e ha diritto ad avere un tutore che il giudice tutelare deve immediatamente nominare. Ma le lungaggini burocratiche, le negligenze di non si sa chi, stanno bloccando l’iter verso la regolarizzazione, minacciando gravemente il futuro di Isaac, condannandolo (se non viene assegnato il tutore) alla clandestinità, impedendo ogni possibilità di futuro."
"Abbiamo scoperto - continuiano gli attivisti di Officina Sociale - che nella stessa situazione di Isaac versano decine e decine di minori presenti in Trentino. Tutti in attesa di un diritto inalienabile, quello di essere tutelati da una figura legale che surroghi la mancanza del padre o della madre."
Si scopre così che senza questa tutela non è possibile stipulare contratti di lavoro, nemmeno richiedere un permesso di soggiorno, accedere al servizio sanitario, promuovere un ricorso su un’espulsione. "Lungaggini che proseguono da anni", ci viene detto.
Oltre a denunciare pubblicamente questa situazione, gli attivisti di officina Sociale hanno tutta l’intenzione di procedere con una vera e propria vertenza che spinga il giudice tutelare "a evadere tutte le richieste in giacenza, a velocizzare i tempi di assegnazione dei tutori affinché questi ragazzi abbiano la possibilità di assicurarsi un soggiorno regolare in Italia". Corrado Furlani, su questo punto è chiarissimo: "Non è possibile che un intoppo burocratico condanni questi minori al mare torbido e senza uscita della clandestinità". Prosegue convinto dicendo che "è un nostro dovere assicurarci che questa vicenda sia risolta in tempi brevissimi".
Alla fine della conferenza stampa, su pressione degli attivisti, il Giudice tutelare dottor Benini, accetta di incontrare una delegazione di Officina Sociale. La stampa è esclusa dall’incontro che si svolge a porte chiuse alla presenza di Anna, Corrado e lo stesso Isaac.
Sono loro a raccontarci che il giudice "ha confessato che le lungaggini burocratiche sono da ascrivere a difficoltà di cancelleria". "Su questo punto - dice Anna - abbiamo assicurato al dottor Benini che siamo pronti a metterci a disposizione anche della segretaria, per aiutarla nello sbrigare il lavoro di ufficio".
L’incontro - ci racconta Corrado - è stato cordiale e abbiamo avuto assicurazione che le assegnazioni dei tutori saranno velocizzate nella prossima settimana". Entrambi ci promettono che l’associazione Officina Sociale seguirà questa vicenda e si assicurerà che entro pochi giorni tutte le richieste tutelari siano firmate.
Ascolta gli interventi di Anna e Corrado durante la conferenza stampa
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Isaac racconta brevemente la sua storia
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giovedì 13 marzo 2008

Viaggio inutile

Nei giorni scorsi, sul "Trentino", è apparso un articolo che riportava di un viaggio in romania - proprio nella città di provenienza dei rom dei caravani, Sibiu - dell'assessora Plotegher, del direttore del Punto d'Incontro Bortolotti e del responsabile del Cinformi.
Officina Sociale ha diffuso questo comunicato:

Rom: Plotegher in Romania. "Viaggio inutile"

Trento - Dopo aver letto sulla stampa locale del viaggio in Romania che ha portato l’assessora Plotegher, Bortolotti del Punto d’Incontro e il responsabile del Cinformi a visitare la città di provenienza dei rom che ora alloggiano presso le caserme ex Bresciani, Officina Sociale - l’associazione che fin dallo sgombero dell’ex Sloi si è occupata della vicenda - ha diffuso un comunicato stampa.
"Come al solito - afferma Officina Sociale - anche questa iniziativa è rimasta coperta da segreto e le sue finalità non sono state per nulla condivise né con la comunità rom né con noi volontari che fin dal primo giorno dell’apertura delle caserme ex Bresciani ci rechiamo quotidianamente presso le strutture allogiative per incontrarli."
"I rom - spiegano i volontari - sapevano vagamente di un viaggio a Sibiu, ma non capivano quale potesse essere lo scopo e quale effetto potesse avere sulla loro situazione che, ricordiamo, ha davanti a sé il termine ultimo, fissato il 31 marzo, della chiusura degli alloggi presso le caseme Bresciani".
"Dalla Romania, per ora, tramite la delegazione (istituzionale) che è da poco ritornata, sono arrivati soltanto i saluti dei parenti, una fotografia dei figli di uno degli ospiti delle strutture abitative e una impropria affermazione sulle presunte ricchezze dei rom in Romania".
"Crediamo - continua il comunicato - che sia poco utile un viaggio di istruzione in terra straniera se serve soltanto a riportare notizie didascaliche sugli usi e i costumi delle popolazioni locali, se non è chiara la progettualità che c’è dietro e se non è finalizzato alla risoluzione di un problema reale che anche Trento, come tutte le città europee, è chiamato ad assolvere".
"Non vorremmo - dicono preoccupati i volontari di Officina Sociale - che si cercassero soluzioni di ‘solidarietà dislocata altrove’, spostando l’attenzione da un dovere di accoglienza dei rom trentini ad una più semplice ‘cooperazione esternalizzata’ che salva la coscienza, ma non risponde ad un bisogno reale".
"L’unica certezza - scrive Officina Sociale - è che il 31 marzo si conclude l’esperienza delle caseme Bresciani e i rom ritorneranno in un accampamento abusivo".
"Con profondo dispiacere - afferma Officina Sociale - ci rendiamo conto che l’amministrazione comunale e il privato sociale hanno perso una grande occasione". "Forse - chiude il comunicato - il coinvolgimento reale dei rom e di noi volontari in un progetto di integrazione poteva dare frutti diversi ed evitare che un cancello si chiudesse sull’esperienza delle caseme Bresciani che invece di diventare opportunità sono state soltanto una soluzione tampone".